
Il Central degli chef Virgílio Martinez e Pía Léon, è il miglior ristorante al mondo secondo la World’s 50 Best 2023. La geografia del gusto trova la sua nuova capitale in Lima, Perù, e per la prima volta in 21 anni di classifica si vola nell’emisfero australe.
Un anno dopo la doppietta di Copenhagen siglata dal Geranium di Rasmus Kofoed (2022) e il neo trionfo del Noma 2.0 di René Redzepi (2021), che da nuovo regolamento vanno a popolare la Best of the Best con gli ex numero uno e in un certo senso chiudono la lunga dominazione della Nordic cuisine nella classifica, gli Oscar del fine dining mondiale consegnati al Museo Principe Felice di Valéncia aggiornano l’atlante delle mappe con nuove destinazioni da desiderare/assaggiare.

Sono le mani allacciate della coppia che ha scommesso sull’impossibile, Pía Léon testa d’ariete che cerca la mano del marito e compagno di filosofie gastronomiche più per dargli forza che per cercarla lei, mentre guida decisa la compagine peruviana sul palco. “Collegare le persone attraverso il cibo” è il mantra della cerimonia black tie, che riunisce i continenti in un invito con braccialetti identificativi nell’auditorium della Ciudad de las artes e de las ciencias, avveniristica scenografia del violet carpet. Una prece a Massimo Bottura che rompe il cerimoniale con un discorso emozionato pieno d’amore e ricordi affettuosi nel premiare il suo amico Andoni Luis Adoriz, vincitore dell’Icon Award.
Il mare del porto Mediterraneo di Valencia, sembra dare il twist definitivo alla speciale classifica dei migliori ristoranti del mondo. L’afa umida di una giornata pre-estiva non aiuta la tenuta tra smoking e fruscianti abiti lunghi, la terrazza si affolla presto di boccate d’aria, mentre i celebrati chef provenienti da tutto il mondo drappeggiano sulle spalle le sciarpe rosse della competizione. Equilibrismi di tacchi alti sui sampietrini ordinati che raccordano il museo all’auditorium a ritmo di brass band, tra i sorrisi divertiti dei valenciani che si affacciano dai parapetti interrompendo sessioni di yoga o passeggiate con il cane, pur di seguire quella processione di colorata eleganza. Gli onori di casa toccano a William Drew, director of content della “50 Best” come viene affettuosamente chiamata la classifica: una rapida scorsa ai ristoranti dal 100 al 51, un delicato momento in memoriam che ricorda Jock Zonfrillo (chef che ha fatto ricerca sugli ingredienti indigeni delle popolazioni aborigene in Australia) e il giovanissimo Antti Lukkari (ex sous chef del Geranium e Noma), e la parola per la lunga cavalcata verso la numero uno va a Olivia Freijo, cui va il merito di una fotografia efficacissima a parole: “Chef, voi rendete la vita bellissima e worth of living, grazie per fare quello che fate“.
World’s 50 Best 2023, la mappa dei ristoranti. Il triplete spagnolo tra podio e quarto posto (Barcellona, Madrid e Atxondo, nei Paesi baschi), la nutrita “compagnia latinoamericana” (come li definisce la chef Leonor Espinosa presentando il Best Female Chef), i paesi MENA (Middle East e Africa) con Hong Kong e Singapore in testa, seguiti da Bangkok: i festeggiamenti trionfali se li prende maggiormente la Spagna, che brilla nelle alte posizioni, e soprattutto incita con un entusiasmo da stadio ad ogni nome ispanofono chiamato. Da sottolineare i balzi in avanti di locali nuovi e recenti come il Trèsind Studio di Dubai. E già cominciano le speculazioni livello maxi su dove si terrà la prossima edizione della World’s 50 Best, con molta probabilità in America Latina o verso Oriente.
World’s 50 Best 2023, gli chef italiani in classifica. Come sono andati i migliori ristoranti italiani nella classifica più serrata? Spoiler: non benissimo. Ci sono, certo, ma l’elenco non fa sventolare altissimo il tricolore. A inaugurare le speranze ci aveva pensato Enrico Bartolini, new entry italiana all’85esimo posto con il suo omonimo ristorante al MUDEC, museo delle culture di Milano. Uscito per rinnovo/chiusura del St. Hubertus Norbert Niedekofler, l’elenco dei ristoranti italiani nella World’s 50 Best 2023 è uno stillicidio di conteggi al ribasso, un mix agrodolce di gioia. Piazza Duomo di Enrico Crippa si piazza al numero 48 (dal numero 19), Le Calandre di Massimiliano Alajmo al 41 (dalla posizione 10), Uliassi di Mauro Uliassi al 34 (dalla numero 12), il Reale di Niko e Cristiana Romito alla numero 16 (solo una posizione in meno). A guadagnare un posto in classifica è solo il Lido 84 di chef Riccardo Camanini, che si piazza ad un numero 7 di straordinaria rappresentanza (e consolazione). È indubbio che le posizioni degli italiani siano molto più basse delle aspettative, soprattutto dopo lo sfolgorante 2022 che li aveva portati molto in avanti. Ma il tempo delle amarezze e delle analisi su dove stia andando la nuova cucina italiana, quanto peso abbia, se il suo fascino sia solo gloria fané, arriverà più avanti. Certe notti, alla fine, l’importante è esserci.
World’s 50 Best 2023, la top 10
1 Central (Lima, Perù)
2 Disfrutar (Barcellona, Spagna)
3 DiverXo (Madrid, Spagna)
4 Asador Etxebarri (Atxondo, Spagna)
5 Alchemist (Copenhagen, Danimarca)
6 Maido (Lima, Perù)
7 Lido 84 (Gardone Riviera, Italia)
8 Atomix (New York, USA)
9 Quintonil (Città del Messico)
10 Table by Bruno Verjus (Parigi, Francia)
World’s 50 Best 2023: tutti i vincitori
World’s Best Restaurant: Central (Lima, Perù)
Highest New Entry: Table by Bruno Verjus (posizione 10)
Highest Climber: Atomix (New York)
Resy One To Watch: Tatiana by Kwame Onwuachi (New York, USA)
Icon Award 2023: Andoni Luis Aduriz
The World’s Best Pastry Chef: Pilar Salazar (Nuema, Quito, Ecuador)
The World’s Best Sommelier by Beronia: Miguel Ángel Millán (Diverxo, Madrid, Spagna)
The World’s Best Female Chef: Elena Reygadas
Gin Mare Hospitality Award: Alchemist (Copenhagen, Danimarca)
Estrella Damm Chefs’ Choice: Julien Royer di Odette (Tokyo, Giappone)
Flor de Cana Sustainable Restaurant Award: FYN (Città del Capo, Sudafrica)
Champions of Change: Nora Fitzgerald Belahcen (Marrakech, Marocco), Damián Diaz e Othón Nolasco (Los Angeles, USA)