L’impronta delle donne di Napoli nei luoghi storici-artistici  e nei percorsi giubilari della città

L’impronta delle donne di Napoli nei luoghi storici-artistici  e nei percorsi giubilari della città

Lazzaretto Ospedale della Pace

Napoli è una città che ha sempre visto le donne come protagoniste silenziose; eppure, fondamentali della sua storia. Monache, benefattrici, guaritrici, educatrici: ognuna di loro ha lasciato un segno profondo nel tessuto sociale e culturale della città. Per celebrare il Giubileo, è nato il progetto “Donne di fede, carità e speranza. Percorsi giubilari nei conventi e nei monasteri di Napoli”, promosso dall’Assessorato al Turismo del Comune di Napoli in collaborazione con l’Arcidiocesi di Napoli e ideato dalla professoressa Adriana Valerio, Delegata arcivescovile.

Farmacia degli Incurabili

Attraverso otto itinerari, i partecipanti possono ripercorrere la vita di donne che hanno saputo trasformare la loro fede in azione concreta, rivoluzionando la società partenopea con la loro determinazione e il loro spirito di accoglienza. L’iniziativa non si limita a raccontare il passato, ma vuole essere uno spunto per riflettere su quanto queste figure femminili possano ancora ispirare il presente.

Regina Coeli. Refettorio Oggi

Fino al 21 dicembre, si susseguiranno 77 visite guidate e 18 incontri musicali, momenti di condivisione e approfondimento per conoscere da vicino queste straordinarie eredità. Gli eventi sono gratuiti fino a esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria all’indirizzo mail circuitoarte.assculturale@gmail.com.

Uno degli appuntamenti più significativi sarà poi il Pellegrinaggio di riconciliazione, un viaggio interiore tra alcuni dei luoghi simbolo della fede napoletana: le Chiese Gesù Nuovo, Santi Filippo e Giacomo, San Giorgio Maggiore e la Porta Giubilare del Carmine. Questo momento di raccoglimento e meditazione si terrà il 23 settembre dalle 18.00 alle 19.30.

S. Gregorio Armano. La chiesa

GLI ITINERARI

– L’educazione e la conoscenza: l’eredità delle maestre
13 marzo, 10 aprile, 15 maggio, 12 giugno, 10 luglio, 11 settembre, 9 ottobre, 13 novembre, 11 dicembre – ore 16
Napoli è una città di contrasti, di tradizioni secolari e di rivoluzioni culturali. Tra le sue mille storie, ve n’è una che merita di essere riscoperta: quella delle educatrici e delle giovani donne che, attraverso la conoscenza, hanno cercato un riscatto sociale e intellettuale. L’itinerario “L’educazione e la conoscenza: l’eredità delle maestre” è un viaggio tra due luoghi emblematici della formazione femminile in città: Santa Maria di Costantinopoli e Sant’Antoniello a Port’Alba che hanno rappresentato non solo un rifugio per le ragazze della nobiltà e della borghesia, ma anche un’opportunità per le giovani di condizioni più umili di accedere all’istruzione e, con essa, a una nuova consapevolezza di sé e del proprio ruolo nel mondo.

Sagrestia Chiesa SS Annuziata

Il tour prende il via con un’introduzione sulla storia dell’istruzione femminile a Napoli, analizzando il divario con quella maschile nelle diverse epoche, il ruolo della Chiesa e delle istituzioni educative nella formazione delle donne, della trasformazione degli educandati da luoghi di rigido controllo a fucine di emancipazione.

La prima tappa è Santa Maria di Costantinopoli, situata nei pressi dell’Accademia di Belle Arti, una zona storicamente legata alla cultura e all’istruzione. Fondata nel XVI secolo, questo Conservatorio, di cui resta la chiesa, non è solo un gioiello architettonico, ma è stato per lungo tempo un importante educandato femminile. Qui le giovani donne dei diversi ceti ricevevano un’istruzione che, pur improntata alla religione e alla moralità, rappresentava comunque una possibilità di crescita intellettuale. Nel corso dei secoli, l’educazione impartita all’interno di questi istituti si è evoluta, passando dalla lettura e scrittura di base fino allo studio delle arti, della musica e della letteratura, considerate indispensabili per una donna di alto rango. Le educatrici religiose, spesso donne di grande cultura, trasmettevano sapere e valori, mentre lentamente si aprivano possibilità di studio anche per ragazze di ceti meno abbienti. Passeggiando tra le navate di Santa Maria di Costantinopoli, si possono ammirare affreschi seicenteschi, pale d’altare di artisti napoletani e una struttura che riflette lo stile sobrio ma elegante delle chiese conventuali.
Lasciando Santa Maria di Costantinopoli e proseguendo si raccontano storie di figure femminili che hanno segnato la storia dell’istruzione, tra cui Eleonora Pimentel Fonseca, che grazie alla sua vasta cultura divenne una delle protagoniste della Repubblica Napoletana del 1799, Adelaide del Balzo Pignatelli, fondatrice della prima scuola professionale femminile a Napoli, e Matilde Serao, giornalista e scrittrice che raccontò la condizione femminile con uno sguardo innovativo.

La seconda tappa è Sant’Antoniello a Port’Alba. Qui sorgeva uno degli educandati più importanti della città, un luogo in cui giovani donne venivano istruite per affrontare un futuro che, per molte di loro, significava matrimonio o vita monastica. Questo luogo conserva pregevoli decorazioni interne, affreschi tardo barocchi e un’atmosfera raccolta che ancora oggi richiama il silenzio e la disciplina che caratterizzavano la vita delle educande. Oggi è sede della BRAU (Biblioteca di Ricerca di Area Umanistica) e dunque luogo adibito ancora oggi al sapere. Port’Alba è famosa per le sue librerie storiche, alcune delle quali esistono da secoli, testimoniando l’importanza della lettura e del sapere in questa parte della città. La visita si conclude con una riflessione sulla conquista dell’istruzione da parte delle donne e sull’importanza della trasmissione del sapere. Si discuterà del lascito culturale di questi istituti nella Napoli contemporanea, del ruolo della conoscenza come strumento di emancipazione sociale e delle sfide attuali dell’educazione femminile.

– “La Cura e La Speranza”
13 marzo, 10 aprile, 15 maggio, 12 giugno, 10 luglio, 11 settembre, 9 ottobre, 13 novembre e 11 dicembre – ore 10:00.

Napoli è da sempre una città dove la medicina non è solo scienza, ma anche vocazione, arte e solidarietà. Nel corso dei secoli, il capoluogo partenopeo si è distinto per le sue strutture sanitarie all’avanguardia e per il ruolo determinante delle donne nella cura dei malati e degli emarginati. Sin dal Rinascimento, monache infermiere, levatrici, guaritrici e medichesse hanno saputo coniugare conoscenze erboristiche, tecniche chirurgiche e spirito caritatevole, dando vita a una tradizione ospedaliera che ha lasciato un segno profondo nella storia della città. Tra corsie silenziose, chiostri affrescati e antichi strumenti medici, l’itinerario “La cura e la Speranza” ripercorre questa straordinaria eredità attraverso alcuni degli ospedali più emblematici di Napoli, veri e propri monumenti alla dedizione e alla speranza.

Il viaggio prende il via dalla SS. Annunziata, uno degli ospedali più antichi della città, fondato nel XIV secolo come luogo di accoglienza per madri e neonati in difficoltà. Qui si trova la celebre “Ruota degli Esposti”, una struttura lignea che permetteva alle donne di lasciare i propri figli in anonimato, offrendo loro una speranza di vita migliore.

L’itinerario porta poi verso il Lazzaretto, oggi conosciuto come Ospedale della Pace, un luogo che ci riporta ai secoli delle grandi epidemie che hanno flagellato Napoli. Qui, durante le ondate di peste e colera, venivano isolati i contagiati e curati da monache infermiere e laiche coraggiose, che sfidavano il pericolo per portare assistenza.

Il tour si conclude con la visita all’Ospedale degli Incurabili, un luogo intriso di storia e spiritualità, fondato nel 1522 da Maria Lorenza Longo, Governatrice del complesso. Il luogo, oltre a essere stato un centro di cura per i più indigenti, ospita oggi il Museo delle Arti Sanitarie, che conserva un’incredibile collezione di strumenti chirurgici, antichi trattati di medicina e farmacopea, testimonianze della chirurgia e dell’ostetricia praticate nei secoli. Tra le sezioni più affascinanti, quella dedicata all’anatomia e alla dissezione, con modelli in cera di straordinaria precisione, e la sala degli strumenti ginecologici e ostetrici, che raccontano la lunga tradizione delle donne levatrici e delle prime medichesse.

– “I segni dei tempi: gli emarginati”
14 marzo, 11 aprile, 16 maggio, 13 giugno, 11 luglio, 12 settembre, 10 ottobre, 14 novembre, 12 dicembre – ore 10:00.

Napoli è una città dalle mille anime che conserva nel suo cuore più antico luoghi in cui arte e spiritualità si intrecciano con le trasformazioni sociali della sua storia. Tra questi, i monasteri di San Gregorio Armeno e Santa Maria Donnaromita, protagonisti dell’itinerario “I segni dei tempi: gli emarginati”, offrono un viaggio affascinante nella metamorfosi di spazi un tempo esclusivamente religiosi, oggi aperti alla comunità. Un percorso che racconta non solo la grandezza del barocco napoletano, ma anche il passaggio da una fede vissuta in clausura aristocratica a una spiritualità inclusiva e solidale.
L’itinerario prende il via da San Gregorio Armeno, uno dei monasteri benedettini più antichi e suggestivi di Napoli, incastonato nella celebre strada dei presepi. Fondato nel VIII secolo da monache basiliane fuggite dall’Oriente, il complesso è un trionfo di arte barocca, simbolo del potere e della ricchezza delle nobili monache che lo abitarono in cui emergono gli affreschi di Luca Giordano pieni di luce e colore. Lo splendore degli stucchi dorati, i dipinti della scuola di Francesco Solimena e il sontuoso chiostro con la sua fontana cinquecentesca creano un’atmosfera di meraviglia. Ma il tesoro più prezioso è forse il corpo incorrotto di Santa Patrizia, compatrona di Napoli il cui sangue, ogni martedì, si liquefaccia in un miracolo meno noto ma altrettanto suggestivo di quello di San Gennaro. Oggi, il monastero, grazie alle suore che lo abitano, ha aperto le sue porte a chi si trova in difficoltà, trasformandosi in un punto di riferimento per attività di assistenza e accoglienza, un cambiamento che riflette l’evoluzione della città stessa.

Proseguendo l’itinerario, si va a Santa Maria Donnaromita. Fondato nel Medioevo e trasformato nel XVII secolo, il monastero colpisce per la maestosità della sua cupola affrescata e per la raffinatezza del suo interno. Qui, il grande altare maggiore, progettato da Cosimo Fanzago, è un capolavoro di marmi policromi e intarsi preziosi, un esempio sublime del gusto barocco napoletano.
Ma oltre alla sua straordinaria bellezza artistica, Santa Maria Donnaromita racconta una storia di trasformazione: da luogo di rigida clausura femminile a spazio di apertura culturale e solidarietà. Oggi, il monastero ospita iniziative culturali, mostre e progetti sociali, offrendo alla città un punto di incontro tra passato e presente, arte e impegno sociale.

– Sinfonia di fedi. Percorso Ecumenico. Niente è perduto
15 marzo, 12 aprile, 17 maggio, 21 giugno, 12 luglio, 13 settembre, 25 ottobre, 15 novembre e 6 dicembre – ore 10.00

Il cuore pulsante di Napoli si fa palcoscenico di un viaggio spirituale inedito con “Sinfonia di fedi. Percorso Ecumenico. Niente è perduto”, un itinerario che intreccia storia, arte e fede in un dialogo aperto tra tradizioni religiose diverse. L’iniziativa porta alla scoperta di luoghi di straordinario valore storico e spirituale: i Conservatori di San Nicola a Nilo e dei Santi Filippo e Giacomo, un tempo rifugi sicuri per giovani ragazze in difficoltà e oggi realtà vive grazie all’impegno della Comunità di Sant’Egidio, e la Chiesa Evangelica Valdese. La scelta degli spazi non è casuale: il Conservatorio di San Nicola a Nilo, incastonato nei vicoli carichi di memoria del centro antico, conserva ancora l’eco delle preghiere e dei canti delle ragazze accolte nei secoli passati, quando la musica rappresentava una speranza di riscatto e integrazione. Poco distante, il Conservatorio dei Santi Filippo e Giacomo racconta una storia simile, dove arte e accoglienza si fondevano per restituire dignità a giovani donne in cerca di futuro.

Oggi, questi luoghi rivivono grazie all’impegno della Comunità di Sant’Egidio, che ne ha fatto centri di cultura e solidarietà, mantenendo viva la tradizione di apertura e accoglienza. Si va poi alla scoperta della Chiesa Evangelica Valdese, un luogo che sfida il tempo con la sua architettura austera e carica di significato. Qui, la comunità valdese prosegue il suo impegno in campo sociale, accogliendo chi cerca un rifugio non solo spirituale ma anche umano, con progetti che spaziano dall’integrazione dei migranti all’assistenza ai più fragili.

– Il silenzio e la ricerca di Dio30 marzo, 27 aprile, 18 maggio, 29 giugno, 27 luglio, 28 settembre, 26 ottobre, 30 novembre, 21 dicembre – ore 10.00

Nel cuore di Napoli, il Complesso Monumentale di San Giovanni a Carbonara si rivela come un autentico scrigno di storia, arte e spiritualità. “Il silenzio e la ricerca di Dio” è un viaggio sensoriale unico, un vero e proprio incontro con la bellezza e la profondità della storia, dove lo sguardo si posa su capolavori scultorei e pittorici, l’olfatto si lascia avvolgere dai profumi del giardino medievale, il tatto percepisce la materialità della pietra secolare e l’udito si fa attento al linguaggio del silenzio. San Giovanni a Carbonara, con la sua architettura gotico-rinascimentale, è uno dei complessi monumentali più affascinanti di Napoli, ancora oggi poco noto rispetto ai grandi circuiti turistici, e proprio per questo capace di regalare emozioni autentiche. Qui si trova il grandioso Mausoleo di Re Ladislao, uno dei più straordinari monumenti funebri dell’arte rinascimentale, con la sua imponente struttura a baldacchino sorretta da colonne che si innalzano in un gioco scenografico di pieni e vuoti. Ogni dettaglio di questo luogo racconta storie di potere, devozione e arte: dalle cappelle ricche di affreschi e sculture, come quella Caracciolo del Sole e quella Caracciolo di Vico, fino agli eleganti chiostri che invitano alla riflessione. Ma il percorso non si esaurisce all’interno della chiesa: l’itinerario si spinge fino al giardino medievale di Re Ladislao, un piccolo gioiello verde che si apre come una sorpresa dietro l’abside, dove la natura e l’architettura dialogano in perfetta armonia. Qui, tra alberi secolari e profumi di piante aromatiche, si riscopre un tempo più lento, quasi monastico, che invita alla meditazione e al raccoglimento.

– “La fede che trasforma la vita”
27 marzo, 24 aprile, 30 maggio, 26 giugno, 24 luglio, 25 settembre, 23 ottobre, 27 novembre, 11 dicembre – ore 16


Nel cuore di Napoli la Chiesa di Santa Maria in Gerusalemme, conosciuta anche come il Monastero delle Trentatré, e la Chiesa di Santa Maria Regina Coeli portano i visitatori alla scoperta di “La fede che trasforma la vita”, un itinerario che racconta le figure di Maria Longo e di Giovanna Antida Thouret, laddove la potenza della devozione si traduce in azione concreta. Maria Longo, nobile spagnola che fondò l’Ospedale degli Incurabili e il monastero delle Clarisse Cappuccine dedicando la vita alla cura dei malati, e Giovanna Antida Thouret, fondatrice delle Suore della Carità, che nel difficile contesto post-rivoluzionario portò conforto agli ultimi, dando forma a una rete di accoglienza e istruzione. Entrando nella Chiesa di Santa Maria in Gerusalemme si è avvolti da un’atmosfera di raccoglimento, tra le antiche mura che hanno visto passare secoli di silenziosa preghiera e operosa dedizione. Tra le opere d’arte spicca il soffitto ligneo intagliato e dorato, mentre le tele custodite all’interno raccontano episodi di vita religiosa e momenti di intensa spiritualità. A pochi passi, la Chiesa di Santa Maria Regina Coeli affascina con la sua facciata severa che nasconde un interno riccamente decorato, con stucchi barocchi e affreschi che catturano la luce in giochi di ombre e colori. Qui, l’eredità di Giovanna Antida Thouret si respira tra i ricordi di una missione vissuta con fervore, testimoniata anche da reliquie e documenti che ne narrano l’instancabile opera a favore dei più deboli. Regina Coeli è una preziosa testimonianza di medicina monastica, dove le suore infermiere curavano le pazienti con erbe officinali e metodi tramandati nei loro antichi ricettari. Di particolare interesse è la farmacia e il chiostro cinquecentesco, con il suo colonnato in piperno e il pozzo centrale, simbolo della vita conventuale. All’interno, si possono osservare antichi strumenti medici e registri che documentano l’attività ospedaliera, rivelando storie di donne che si sono dedicate anima e corpo alla cura dei malati.

– Preghiera e azione
28 febbraio, 28 marzo, 30 maggio, 27 giugno, 25 luglio, 26 settembre, 24 ottobre, 28 novembre e 19 dicembre – ore 11.30

Napoli è una città in cui il passato e il presente si intrecciano in un dialogo continuo, e pochi luoghi lo raccontano meglio del Monastero delle Clarisse di Santa Chiara e della Chiesa di Santa Marta. L’itinerario “Preghiera e azione” offre un’opportunità unica per esplorare questi due gioielli del patrimonio storico e artistico partenopeo, mettendo in luce come, nei secoli, abbiano rappresentato due approcci diversi ma complementari alla vita quotidiana: la dimensione contemplativa e quella operativa. Lontano dal semplice pellegrinaggio, il percorso permette di entrare in contatto con storie affascinanti, architetture imponenti e tradizioni ancora vive. Il Monastero delle Clarisse di Santa Chiara è una delle tappe più suggestive dell’itinerario. Fondato nel XIV secolo da Roberto d’Angiò e dalla regina Sancia di Maiorca, il complesso monastico non è solo un luogo di raccoglimento, ma un capolavoro d’arte e storia. Avremo qui, la possibilità di un incontro diretto con le clarisse che parleranno della loro esperienza di fede oltre della loro capacità di confezionare dolci che faranno provare agli ospiti. Dall’altra parte della città, la Chiesa di Santa Marta racconta un altro volto di Napoli, quello legato alle opere concrete di assistenza e accoglienza. Fondata nel Trecento, questa chiesa poco conosciuta è un vero scrigno d’arte, con affreschi e decorazioni che rispecchiano il gusto raffinato delle epoche che l’hanno vista protagonista. La sua storia è legata alla beneficenza e alla cura dei più bisognosi, un tema che si ritrova anche nell’architettura e nelle opere custodite al suo interno. Per l’occasione ci sarà una mostra presepiale con “pastori” raffiguranti le attività delle donne.

– Emigrate
1° marzo, 26 aprile, 31 maggio, 28 giugno, 26 luglio, 27 settembre, 25 ottobre e 20 dicembre – ore 10.00

Napoli è stata, nei secoli, un crocevia di partenze e ritorni, una città che ha visto generazioni di uomini e donne lasciare le proprie radici in cerca di fortuna altrove. L’itinerario “Emigrate” offre uno sguardo inedito su questo fenomeno attraverso la visita a due luoghi simbolici: il Monastero dei Santi Severino e Sossio e il Complesso di Monteverginella, gestito dalle Salesiane di don Bosco. Non si tratta di un semplice percorso storico, ma di un viaggio tra documenti rari, testimonianze toccanti e storie di speranza e riscatto, che raccontano il sacrificio e il coraggio di chi ha affrontato il mare con la valigia piena di sogni e incertezze. Il Monastero dei Santi Severino e Sossio è uno dei più importanti complessi monastici della città, con affreschi di epoca rinascimentale e una storia che affonda le radici nel X secolo. Oggi ospita l’Archivio di Stato di Napoli, un vero e proprio scrigno di memorie, dove è possibile accedere a lettere, registri e documenti inediti che raccontano le vicende di chi ha lasciato Napoli per cercare fortuna nelle Americhe, in Europa o in terre ancora più lontane. Durante la visita, la lettura di questi testi riporta in vita storie dimenticate, dai sogni infranti di chi non è mai tornato alla tenacia di chi ha costruito nuove comunità, mantenendo vivo il legame con la propria terra d’origine. Le sale dell’Archivio, con le loro scaffalature imponenti e l’odore della carta antica, creano un’atmosfera quasi sospesa, un viaggio nel tempo che permette di toccare con mano la storia dell’emigrazione napoletana. A pochi passi dal caos cittadino, il Complesso di Monteverginella rappresenta un altro aspetto di questa storia: quello dell’accoglienza e della speranza. Da secoli, questo luogo è legato all’educazione e al riscatto sociale, oggi portato avanti dalle Salesiane di don Bosco, che un tempo accompagnavano gli emigranti e che oggi continuano la loro missione di supporto ai giovani e alle famiglie in difficoltà. Qui, si scoprono storie di chi è rimasto, di chi ha cercato di ricostruire una vita dopo aver perso tutto, e di chi ha trovato nell’istruzione una via per un futuro migliore. L’incontro con le testimonianze moderne permette di comprendere come il fenomeno migratorio non sia solo un capitolo del passato, ma una realtà ancora viva e attuale.

Gli appuntamenti del sabato sono arricchiti da momenti musicali, con formazioni acustiche che accompagneranno i visitatori in un viaggio sonoro suggestivo.

Gli itinerari sono guidati da ragazze del progetto Destinazione Donna, formate dalla Diocesi per gli itinerari femminili.

La partecipazione è gratuita previo iscrizione via e-mail all’indirizzo circuitoarte.assculturale@gmail.com

Eventi e cultura