
Dal 2 aprile al 3 agosto, Fondazione Luigi Rovati apre il grande progetto realizzato in collaborazione con il Mart di Rovereto presentato oggi alla stampa. Nel solco dell’identità della Fondazione, la mostra prosegue il percorso avviato dal Mart (dal 7 dicembre al 16 marzo) – in una nuova tappa distinta e complementare – proponendo una selezione di opere iconiche che mettono in luce l’influenza esercitata dalla cultura etrusca sugli artisti italiani del Novecento.

In Etruschi del Novecento i reperti archeologici e i grandi capolavori dell’arte moderna e contemporanea sono esposti insieme a documenti, libri e riviste, come testimonianza dell’interesse degli artisti influenzati dall’estetica “anticlassica” dell’arte etrusca. Sviluppata su entrambi i piani espositivi del Museo d’Arte, la mostra si inserisce nel percorso permanente della Fondazione Luigi Rovati.

Un suggestivo percorso espositivo
Al Piano Ipogeo il visitatore viene accolto da Leone Urlante (1957): una “chimera del Novecento”, una figura ibrida, una creatura fantastica che incarna il legame tra l’arte etrusca e le sperimentazioni di Mirko Basaldella.

Nella sezione Ispirazioni gli askoi etruschi (vasi per liquidi oleosi) rivivono nei vasi degli anni Venti di Gio Ponti in porcellana e oro; la cista in ceramica, La passeggiata archeologica di Gio Ponti e Libero Andreotti – realizzata nella seconda metà degli anni Venti e in prestito dal Museo Poldi Pezzoli (Milano) – fa eco a una cista etrusca, contenitore per riporre gioielli e cosmetici in bronzo, dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma).

Il tema delle figure distese, ovvero i Recumbenti moderni, è evocato dall’opera di Leoncillo Leonardi, una interpretazione potente e drammatica del celebre Sarcofago degli sposi di Villa Giulia, posto accanto al prezioso Coperchio di urna cineraria, in prestito dal Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia.
La Sala Warhol del Piano Nobile diventa il centro di documentazione dove si ripercorre la Fortuna degli Etruschi attraverso rari volumi d’arte, riviste, opere grafiche e manifesti dedicati alla cultura etrusca pubblicati dalla fine dell’Ottocento agli anni Ottanta del Novecento.
Nello Spazio Bianco per la prima volta è esposta integralmente la serie di Paolo Gioli Etruschi (1984) e Copertine (1985) di Alighiero Boetti, opera inedita della collezione della Fondazione Luigi Rovati. Paolo Gioli ricrea l’identità dei volti etruschi raffigurati sulle urne cinerarie attraverso le sue polaroid, donando nuova vitalità a volti marmorei privi di colore, con tocchi cromatici e frammenti che sembrano pulsare vita.
Alighiero Boetti, attraverso la serie Copertine, ridisegna accuratamente le copertine di importanti testate internazionali, creando una mappa degli eventi storici dell’anno, aprendo la sequenza con quella di Epoca, dedicata al Progetto Etruschi.
Commenta Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione Luigi Rovati: “La Fondazione Luigi Rovati pone al centro del proprio progetto culturale la civiltà etrusca nella sua complessità e modernità. La mostra Etruschi del Novecento si inserisce in questa complessità e dimostra come questa civiltà, spesso considerata marginale rispetto alla cultura classica, sia invece, proprio per il suo “anticlassicismo”, fonte di ispirazione per gli artisti che ricercano un linguaggio originale lontano dai canoni estetici più tradizionali. La collaborazione con il Mart è nata così in modo naturale ed è stato per noi importante il rapporto non solo di collaborazione operativa, ma di vera e propria integrazione delle diverse competenze del Mart e della Fondazione Luigi Rovati nell’ideazione del progetto curatoriale.”
Commenta Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart: “Tutto il Novecento è percorso da una ‘febbre etrusca’ che va da Martini a Serafini e che indica un percorso non classico, ma espressionistico, deformante dell’arte del Novecento, una vera e propria estetica della deformazione senza tempo.”
Un progetto espositivo diffuso
La mostra, oltre ad avvalersi di prestiti da musei, istituzioni e collezionisti, si apre a due importanti collaborazioni che la portano ad ampliare la sua presenza in città: a Villa Necchi Campiglio e al Museo del Novecento di Milano. Per questioni conservative, L’amante morta di Arturo Martini (1921-22) e il Popolo di Marino Marini (1929) – opere che rientrano appieno nella riflessione sull’influenza degli etruschi nel Novecento – non sono esposte nelle sedi della mostra ma sono parte del progetto, rimanendo collocate negli abituali spazi che le ospitano.
CINETRUSCO. La prima rassegna cinematografica al Museo d’arte
Sabato 14 e domenica 15 giugno è il fine settimana dedicato al cinema d’autore. Nella sala convegni un ciclo di proiezioni per scoprire il mondo etrusco nel cinema: l’oscurità inquietante delle tombe, paesaggi rupestri, l’immaginario delle danze e dei banchetti, sale zeppe di oggetti di vecchi musei, infine l’avventura dei tombaroli.
Il programma è ideato e curato da Maurizio Harari, archeologo, docente di etruscologia e civiltà italiche e grande appassionato di cinema.