Bologna Una piazza dentro il museo

Bologna Una piazza dentro il museo

Raffaello Sernesi, Medaglia dedicata a Dante Alighieri, 1865 (diritto), argento

È la nuova proposta culturale che dal 1 luglio 2021 il Museo Civico Archeologico di Bologna offre ai visitatori con “Agorà Archeologia. La piazza vicino alla piazza”, un nuovo spazio polifunzionale pensato per l’incontro e il confronto così come avviene nella vicina Piazza Maggiore.

Prendendo spunto dalle agorà delle antiche poleis greche – principali luoghi della vita cittadina in cui il popolo si raccoglieva in occasione di assemblee e mercati, questo nuovo spazio ricavato in un’area della Sala Mostre situata al piano terra, intende configurarsi come una piazza “archeologica” integrata nel tessuto sociale e urbano per mantenere e rinsaldare il legame tra la città, il suo patrimonio, i cittadini e i visitatori attraverso mostre dossier, incontri, visite guidate, laboratori e uno spazio per l’accessibilità.

Allestita in contemporanea alla chiusura – a partire dal 28 giugno 2021 e per circa 10 mesi – degli spazi espositivi situati al primo piano, per un importante intervento di adeguamento normativo antincendio commissionato dal Settore Manutenzione del Comune di Bologna, questa iniziativa si riappropria delle collezioni temporaneamente inaccessibili, mettendole al centro di nuove attività di divulgazione e valorizzazione.

Nella piazza del museo convivono varie aree con funzioni diversificate a seconda delle singole iniziative in programma, fruibili negli orari di apertura del museo.
L’area dedicata agli incontri ospiterà ogni mese uno degli oggetti più significativi o curiosi del museo, e diventerà il fulcro di incontri settimanali, ogni giovedì alle 17.30 a partire dall’8 luglio, in compagnia di un’archeologa.
Lo “spazio aperto” sarà la sede dedicata alla mediazione culturale e all’accessibilità, il luogo dove Agorà Archeologia potrà meglio manifestare la sua vocazione inclusiva.
Lo spazio mostre infine sarà dedicato a mostre dossier. Gli oggetti del museo, letti e presentati in una nuova prospettiva, ancora una volta saranno forieri di storie e racconti per nulla scontati.
Il primo progetto espositivo è dedicato a Dante Alighieri nell’anno in cui ricorre il settecentesimo anniversario della morte:“…che mi fa sovvenir del mondo antico”. Archeologia e Divina Commedia a cura di Marinella Marchesi, allestita dal 1 luglio al 1 novembre 2021.Attraverso materiali di varie provenienze, tutti appartenenti al patrimonio del museo, il percorso analizza personaggi e tradizioni miti-storiche del mondo antico, riprese e rielaborate in chiave cristiana nella costruzione dell’Aldilà della Divina Commedia.
La narrazione del viaggio che Dante intraprende il 25 marzo del 1300 attraverso i tre regni oltremondani è infatti un insieme perfetto di influssi e apporti culturali, filosofici, teologici e letterari che provengono non solo dal mondo classico – quelli sicuramente più evidenti – ma anche dalle aree orientali del bacino del Mediterraneo, filtrati dalle tradizioni ebraica, greco-romana e cristiana e dalle successive dottrine medievali.
La mostra si apre, perciò, con un rapido sguardo al complesso sistema dell’Aldilà egizio, nelle cui regioni si svolgeva il cammino dell’anima e al contempo il viaggio notturno del sole, molto probabilmente noto a Dante solo per via indiretta, forse anche attraverso le cosiddette “Visioni dell’Aldilà”, ben diffuse nel Medioevo.
Seguono le immagini e le storie di coloro che precedettero Dante nel viaggio oltremondano: i protagonisti di catabasi, cioè di discese agli Inferi, e di incontri con le anime dei defunti che popolano la letteratura greca e latina e sulle cui tracce si incammina anche il sommo poeta, ricordandoli tutti nel corso della sua narrazione, secondo diverse modalità.

Pettorale funerario egiziano


Strettamente connessi a questi, vi sono poi i custodi e i giudici infernali, le cui raffigurazioni, a partire dal mondo antico, hanno attraversato le espressioni artistiche di tutte le epoche. In prevalenza esseri ibridi e mostruosi tratti dalla mitologia classica, già presenti nell’Aldilà greco-romano, subiscono nell’Inferno dantesco una trasformazione in chiave demoniaca e simbolica. Una panoramica conclusiva è infine dedicata alle numerose divinità pagane che Dante reinterpreta attraverso lo sguardo del Cristianesimo, nella profonda convinzione che dietro ai miti classici si celassero verità interpretabili cristianamente: sono quelle divinità cui si appella affinché ispirino la stesura del suo poema – le Muse ed Apollo – e quelle che danno il nome ai pianeti associati a sette dei nove cieli in cui si articola il Paradiso. Info: www.museibologna.it/archeologico


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