A quasi un anno dallo scoppio delle ostilità, la situazione in Ucraina è estremamente instabile. Circa 9,3 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare, come effetto diretto del conflitto cui si somma un’inflazione al 24,6% che limita fortemente la capacità di accesso al cibo. E le difficoltà sono ulteriormente aggravate dall’inverno, dai danni alle infrastrutture e alla rete elettrica.
“Con l’inverno appena iniziato e i continui attacchi alle infrastrutture civili che lasciano la popolazione senza acqua, elettricità e riscaldamento, i bisogni continueranno ad aumentare e sarà necessario sostenere a lungo termine le capacità delle organizzazioni umanitarie, non solo in Ucraina ma anche nei Paesi limitrofi. Nel potenziare la nostra risposta di emergenza, e auspicando che si giunga presto alla cessazione del conflitto, facciamo ancora una volta appello a tutte le parti affinché la fame non venga usata come arma di guerra, come previsto dalla risoluzione 2417 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E di adempiere agli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario di proteggere i civili e le infrastrutture civili dall’impatto diretto e indiretto delle ostilità”, dichiara Simone Garroni, Direttore di Azione contro la Fame in Italia.
Dall’inizio del conflitto, Azione contro la Fame sta portando assistenza umanitaria alle persone rimaste in Ucraina e ai rifugiati accolti dai Paesi limitrofi, come Polonia, Romania e Moldavia, dove il contesto è particolarmente critico a causa del peso che l’accoglienza ha sul versante interno, in termini di capacità di risposta e di tensioni sociali. Già presente in Ucraina dal 2014 al 2018, tra marzo e ottobre 2022 l’organizzazione è riuscita a raggiungere oltre 350.000 persone e prevede di potenziare il proprio intervento sul campo.
Gli interventi, di tipo multisettoriale, includono: assistenza alimentare e nutrizionale, servizi igienici e idrici, interventi di tipo psicologico e aiuti economici per i bisogni immediati dei più vulnerabili. Nelle zone direttamente colpite dai combattimenti, l’organizzazione interviene anche sostenendo i commercianti locali per rafforzare l’accesso ai beni essenziali, distribuendo pasti caldi e generi di prima necessità, sostenendo l’approvvigionamento di acqua potabile e i servizi igienici con la distribuzione di kit e di materiali per i sistemi di trattamento e di distribuzione dell’acqua colpiti dai bombardamenti.
Il conflitto ha anche un grave impatto sulla sicurezza alimentare di altre regioni del mondo, con tensioni nell’approvvigionamento alimentare in un contesto internazionale già teso e provato dalla pandemia da COVID-19.
“Anche a livello globale, la guerra in Ucraina è un moltiplicatore dell’insicurezza alimentare, aggiungendosi alle cause strutturali della fame, ovvero i conflitti, la crisi climatica, le disuguaglianze – continua Garroni e sottolinea – la situazione che stiamo vivendo in Europa è un ulteriore monito per rafforzare i meccanismi di prevenzione e risposta alle crisi alimentari e per trasformare i nostri sistemi alimentari nel lungo periodo”.